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Tecnologia e assistenza primaria

La tecnologia come porta d’ingresso dell’assistenza primaria

da | Ott 27, 2022

Il Covid-19 ha introdotto e accelerato modelli comportamentali che, anche a distanza di quasi tre anni dallo scoppio della pandemia, continuano a mantenere il loro ruolo e la loro importanza. Uno dei più evidenti è il modo in cui usufruiamo dei servizi, sia come consumatori che come cittadini e pazienti.
Anche se la nostra vita è tornata a muoversi secondo modalità pre-pandemiche, continuiamo ad aspettarci che fare la spesa, richiedere un certificato di residenza e ottenere il referto di un esame medico siano attività da poter svolgere con semplicità, ovunque siamo e in tempi abbastanza rapidi.
Se per la prima azione – e in parte la seconda – la “normalizzazione” di determinati metodi di fruizione sembra più semplice, quando si parla di salute la situazione si complica un po’ proprio per la particolare natura del settore.

Guardando alla situazione italiana, possiamo individuare una serie di problematiche, piccole e grandi, che da un lato potrebbero essere un freno all’adozione di nuove tecnologie nel patient journey, dall’altro potrebbero invece rappresentare paradossalmente una spinta maggiore al cambiamento.

Il sistema sanitario italiano: tra pubblico e privato

Il sistema sanitario italiano si snoda su due principali assi, la sanità pubblica e quella privata, e ruota intorno ad un perno che è rappresentato dalla figura del medico, che sempre più si fa carico di compiti amministrativi e burocratici che vanno al di là delle sue competenze.
Gli ultimi anni hanno fatto emergere ancora più chiaramente quanto sia necessario che tale sistema venga ripensato e trasformato, a vantaggio non solo dei pazienti ma anche dei medici e degli operatori sanitari.

Nei prossimi anni, inoltre, ai tanti Italiani che non hanno al momento un medico di base a cui rivolgersi se ne aggiungeranno molti altri, per l’esattezza 14 milioni  in 5 anni secondo quanto afferma il segretario nazionale della Fimmg, Silvestro Scotti intervistato da Ansa. Entro il 2028 andranno poi in pensione quasi 50.000 medici specialisti.

Sommando tutti questi dati, diventa ancora più evidente l’urgenza di un cambiamento dell’intero sistema che può essere reso possibile anche grazie all’adozione di nuove tecnologie, che rendano più semplici e veloci alcuni step del percorso di cura del paziente. Uno di questi è la presa in carico.

Digital front door e assistenza primaria

Pensiamo, ad esempio, al modo tradizionale in cui siamo abituati a contattare il nostro medico di base. La maggior parte delle volte per fissare una visita o semplicemente avere un consulto, è necessario contattare telefonicamente lo studio medico, in orari e giorni prestabiliti che potrebbero spesso non coincidere con il vero momento di necessità.
Molti medici hanno adottato durante la pandemia, e continuato poi, ad utilizzare piccole soluzioni tecnologiche. Si parla quasi esclusivamente delle app di messaggistica più popolari che, per quanto possano rappresentare un passo in avanti, non sono strumenti sviluppati ad hoc e non agevolano il lavoro del medico, ponendo anche in essere delle questioni in materia di sicurezza e privacy dei dati condivisi. 
In entrambe le situazioni (contatto telefonico o attraverso app di messaggistica) non è detto che si abbia la possibilità di essere visitati o di ricevere indicazioni in tempi rapidi. Tali prospettive portano molte persone a rinunciare e, in molti casi, a cercare informazioni autonomamente su Internet per capire come gestire da soli i propri sintomi.

Un sistema di accesso tecnologico dedicato potrebbe essere invece d’aiuto, sia per il paziente che per il medico. In inglese tale modalità di contatto viene indicata con il concetto di digital front door, letteralmente porta d’ingresso digitale.
Il paziente si può collegare quando ha la necessità, anche al di fuori degli orari dello studio medico, ad un software che raccoglie e analizza i sintomi che sta riscontrando. Il sistema indica come il caso può essere trattato (se ad esempio ci si deve recare al pronto soccorso o si può fissare una visita, in video o in presenza con un medico) e fornendo al paziente informazioni su quale potrebbe essere la sua patologia. Nel caso in cui il software individui come modalità di trattamento del caso la visita con un medico, quest’ultimo riceve un report contenente tutte le risposte fornite dal paziente e una prima diagnosi, potendosi così preparare e risparmiare tempo prima e durante la visita.

L’educazione all’uso della tecnologia e la sua diffusione

Parlare e sentire parlare in maniera sempre più frequente di malattie ha spinto molti, anche le persone meno attente, a prestare maggiore attenzione al proprio stato di salute non trascurando i segnali che quotidianamente il nostro corpo ci invia.
Se da una parte ciò può rappresentare un bene, dall’altra non bisogna però sottovalutare il rischio che ci si affidi troppo spesso ad Internet, anche e soprattutto per la situazione di crisi in cui versa il sistema dell’assistenza primaria, per cercare risposte ai propri dubbi su un tema così delicato come quello della salute.

Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, negli ultimi due anni il 53% degli Italiani che ha avuto bisogno di cercare informazioni per identificare possibili diagnosi sulla base dei sintomi lo ha fatto su Internet e nel 73% dei casi ha preso una decisione in merito alla sua salute proprio sulla base delle informazioni trovate. (© Dipartimento di Ingegneria Gestionale – Politecnico di Milano).

Possiamo, in poche parole, affermare che le persone, abituate ormai ad utilizzare la tecnologia nelle loro azioni quotidiane, pongono un certo grado di fiducia in essa anche in tema di salute. Nella stragrande maggioranza dei casi però non hanno una guida nella selezione e nella comprensione delle fonti informative a cui accedono: il rischio non è soltanto quello di imbattersi in testi scientificamente non validati, ma soprattutto di arrivare a identificare da soli patologie che in realtà non hanno nulla a che vedere con la propria situazione. E un’autodiagnosi sbagliata è una decisione sbagliata, come può essere ad esempio prenotare una costosissima visita specialistica di cui non si ha davvero bisogno.

Guidare le persone verso il giusto percorso di cura, offrendo strumenti tecnologici con una solida validità scientifica e un’esperienza utente semplice, è di aiuto per solo per il singolo ma anche per l’intero sistema sanitario. Mentre aiuta il primo ad individuare correttamente di chi e di cosa ha bisogno, permette una diminuzione in termini di costi e risorse per il secondo.