Il welfare aziendale in un mondo del lavoro che cambia
Il mondo del lavoro è sotto la lente di ingrandimento anche dopo la pandemia, con gli effetti di due anni di grandi cambiamenti che hanno ridisegnato le priorità, e uno scenario attuale dal quale emergono nuovi bisogni da parte di lavoratori e aziende.
Fenomeni come quello della Great Resignation, le grandi dimissioni che hanno investito soprattutto il mondo anglosassone, ma non hanno risparmiato del tutto il nostro Paese, e una più generale attenzione al miglioramento dell’equilibrio tra vita e lavoro, trovano risposte in strategie aziendali che investono sempre più sulle persone e su loro benessere, inteso da più punti di vista.
Per intercettare e soddisfare queste necessità, molte aziende hanno intrapreso la strada del welfare aziendale.
Puntano su benefit e servizi a disposizione dei lavoratori in forma di integrazione alla normale retribuzione per incrementare l’attrattività dell’azienda, migliorare il clima aziendale, andando anche nella direzione di un supporto concreto ai lavoratori.
E il welfare viene in questo senso considerato anche per trattenere i lavoratori e i talenti (la cosiddetta employee retention). In che modo avviene tutto ciò? E, soprattutto, alla luce di nuovi scenari nel mondo del lavoro, come cambia il welfare aziendale?
Le persone al centro: welfare sociale, sostegno al reddito e fringe benefit
Dall’Osservatorio Welfare 2022 a cura di Edenred Italia, basato su un bacino di 530 mila utenti e circa 3 mila imprese, è emerso come il 47,8% del totale della spesa welfare è composto dal macro aggregato che riguarda la spesa per istruzione, previdenza, assistenza sanitaria e assistenza per i familiari.
Lo stesso Osservatorio indica come il sostegno al reddito sia la macro categoria più apprezzata (81,7%) e che il 92% auspica un aumento della spesa per il welfare familiare a sostegno della natalità.
Tra le misure specifiche di welfare i fringe benefit – come buoni pasto, buoni spesa, smartphone e pc aziendale, auto ma anche servizi per l’istruzione, la formazione, la salute e così via – riscuotono il gradimento più alto (87%).
“Il cambiamento che ha caratterizzato l’ultimo periodo ha avuto un forte impatto sulle abitudini delle persone e delle imprese, ma anche del territorio. Le nuove abitudini si riflettono anche in ambito lavorativo, dove la componente salariale non è più l’unico strumento di valutazione per la scelta di una posizione lavorativa. Si diffonde infatti sempre più un concetto esteso di benessere che mette al centro le persone e l’attenzione verso la loro tutela” spiega Stefania Rausa, Direttore Marketing e Comunicazione di Edenred Italia.
Un segnale in questa direzione viene dalla misura contenuta nel Decreto Aiuti Bis che per il 2022 ha innalzato a 600 euro la soglia di non imponibilità dei fringe benefit aziendali. Da considerare, inoltre, che a questa cifra si aggiungono i 200 euro di buoni benzina, come stabilito dal Decreto Ucraina, un ulteriore supporto per fronteggiare il carovita.
L’Osservatorio Welfare di Edenred Italia ha evidenziato anche come i fringe benefit abbiano un ruolo significativo nella composizione della spesa per il welfare (33,8%), seguiti dall’istruzione (26,3%) e dall’area ricreativa (16,5%).
I trend del welfare aziendale: responsabilità sociale ed empowerment femminile
Pandemia, PNRR e più recentemente la crisi energetica hanno spinto in alto la consapevolezza sociale e ambientale delle persone. Spiega Rausa: “I dipendenti chiedono alle aziende di avere comportamenti virtuosi. Così come sono cambiate le attitudini e i bisogni delle persone, anche il nostro paniere di servizi di welfare aziendale si è trasformato e ha visto crescere quelli legati al people care, alla mobilità sostenibile, all’istruzione e alla salute, con una forte attenzione alla sostenibilità e all’ambiente”.
“Nel moderno sistema di welfare community – continua – l’azienda oggi è un vero e proprio soggetto sociale, sempre più attento ai nuovi trend come la Responsabilità Sociale d’Impresa, con la conseguente implementazione di piani di welfare che incentivano comportamenti virtuosi dal punto di vista sociale. Dal nostro Osservatorio è emerso come oggi il 12,5% delle imprese abbia già attivato misure di mobilità sostenibile e il 37,5% stia pensando di farlo”.
Non solo dunque sistemi di welfare come strumento di sostegno alla salute e al benessere per i dipendenti, ma anche come valore aggiunto in termini di sostenibilità.
“E oggi il welfare è fondamentale anche nel favorire l’empowerment femminile. Valorizzare la figura professionale della donna e facilitare la sua conciliazione dei tempi di vita-lavoro si rispecchia sempre più nell’evoluzione dei servizi welfare: dal people care, alla genitorialità, al baby-sitting, all’assistenza agli anziani o a familiari non autosufficienti. Ma non solo, anche tutti i servizi legati all’istruzione e alla salute che testimoniano il forte valore sociale del welfare” continua Stefania Rausa.
Il welfare per attirare nuovi talenti
Se da un lato il welfare sociale è in grado di sostenere la figura della donna e, più in generale le famiglie, ha un ruolo rilevante anche nella dimensione più ricreativa legata al tempo libero. Le nuove generazioni sono sempre più attenti alle politiche aziendali smart che propongono oltre alla retribuzione anche benefit di vario tipo in grado di favorire il work-life balance.
“I giovani sono sempre più attenti alle politiche di conciliazione vita-lavoro, ai benefit e alle modalità di lavoro smart. Per essere attrattive nei confronti dei nuovi talenti, le aziende devono necessariamente essere aperte all’implementazione di politiche di welfare. Inoltre, la crescita aziendale e la produttività sono senz’altro influenzate anche dalla soddisfazione dei dipendenti: politiche di welfare rappresentano un’utile leva strategica per attrarre risorse nuove e trattenere quelle di valore.
Secondo l’Osservatorio Welfare di Edenred Italia la prospettiva di un contesto lavorativo fondato sul concetto di benessere è tra i fattori importanti di attrazione verso i giovani talenti, è emerso infatti come l’offerta di benefit nella scelta dell’azienda abbia peso per oltre il 50% dei rispondenti” conclude Stefania Rausa.